Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge è diretta a razionalizzare il sistema della custodia e della gestione dei beni sequestrati nell'ambito del procedimento penale al fine di rendere possibile un'amministrazione più efficiente e finalizzata alla valorizzazione dei beni medesimi. Si tratta di prendere atto che l'attuale disciplina non consente di tener adeguatamente conto delle esigenze di un'amministrazione «dinamica», che sia cioè orientata alla ottimizzazione delle risorse e alla valorizzazione economica dei beni sequestrati.
      Soprattutto in questi ultimi mesi, il legislatore ha preso via via maggiore consapevolezza della necessità di modificare l'attuale normativa in modo da introdurre criteri più rigorosi di amministrazione dei beni sequestrati, attenti al risultato economico di esercizio. Ci si è accorti che la giustizia può essere per lo Stato non soltanto una fonte di spesa, ma anche una fonte di introiti. Il risultato di una gestione corretta dei beni sequestrati consente, ad esempio, in caso di successiva confisca dei medesimi beni, di poter incamerare un bene accresciuto nel suo valore economico e nella sua utilità sociale. Allo stesso tempo, questo tipo di amministrazione consente di tutelare parallelamente gli interessi economici degli aventi diritto alla restituzione in caso di archiviazione o di assoluzione.

 

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      Si pensi ai beni sequestrati agli appartenenti alle organizzazioni criminali: queste operazioni hanno spesso riguardato cospicui patrimoni immobiliari, così come intere aziende agricole o industriali. Di questi beni, dopo il provvedimento del giudice, si deve assicurare - com'è ovvio - la conservazione, la gestione e la migliore destinazione.
      Altro esempio di particolare significato è quello che riguarda le somme conferite dalle persone giudicate nell'ambito dell'accordo raggiunto con il pubblico ministero per la determinazione «patteggiata» della pena. Tali «conferimenti» sono numerosi e spesso riguardano somme davvero ingenti. Questo denaro, di cui nessuno (ora come ora) è in grado di stabilire l'ammontare esatto, è comunque dell'ordine di diversi milioni di euro. Esso potrebbe e dovrebbe trovare destinazione e utilizzazione fruttifere. È davvero paradossale che, con riferimento alla giustizia, da una parte ci si lamenti della scarsità delle risorse economiche e, dall'altra, non si riesca a trarre beneficio dalle risorse che sarebbero disponibili, e che invece restano a lungo inutilizzate per la mancanza di un assetto normativo e di un supporto amministrativo adeguati.
      Con la presente proposta di legge si intende istituire un'apposita Agenzia, alla quale saranno affidate tutte le operazioni indispensabili per individuare, trattare e destinare nel modo più appropriato i beni recuperati nell'ambito di procedure giudiziali, in quanto autentiche «risorse» per la giustizia.
      Le novità riguardano soprattutto l'aspetto concernente la «valorizzazione» dei beni sottoposti a sequestro.
      L'autorità in questione potrà, infatti, previa autorizzazione o su richiesta del titolare dei beni, stipulare contratti finalizzati all'amministrazione fruttifera e alla valorizzazione dei beni. Nei casi d'urgenza, qualora si tratti di beni suscettibili di deterioramento o di rilevante perdita di valore economico, l'Agenzia potrà anche disporre l'alienazione o la realizzazione delle opere straordinarie per la conservazione, dandone tempestiva comunicazione all'autorità giudiziaria e agli interessati. Le somme ricavate dalla vendita saranno depositate su conti correnti fruttiferi o investite in titoli di Stato. Inoltre, sono previste una serie di regole per consentire un adeguato controllo della gestione, nonché un insieme di norme che riguardano l'istituzione e il funzionamento dell'Agenzia.
      Da segnalare che, se l'avente diritto alla restituzione è ignoto o irreperibile o non ha provveduto al ritiro di quanto a lui spettante, decorsi diciotto mesi dal giorno in cui è stata disposta la restituzione, l'Agenzia o il custode, previa autorizzazione del giudice, provvede alla vendita dei beni in sequestro. Si tratta di una disposizione che serve a scongiurare il pericolo di vedere «abbandonati», spesso per anni, tutta una serie di beni aventi valore economico, allorquando il titolare non provveda più a reclamarli perché ignoto o irreperibile. In questo caso, i proventi della vendita e le somme di denaro, i titoli o gli altri valori sono destinati per il 70 per cento al Ministero della giustizia, per il 15 per cento alla Cassa delle ammende, per il 10 per cento all'Agenzia e per il restante 5 per cento al Fondo per le vittime della criminalità.
 

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